La vita di un ebreo è scandita dalle feste ebraiche, momenti dell’anno molto importanti che ci riportano a contatto non solo con la nostra fede in Dio, ma anche con la nostra comunità e con la nostra famiglia.
Le feste hanno, come ormai avrà capito chi ci segue, una caratteristica particolare: ognuna di esse ha un forte legame con il cibo, che spesso è uno dei motivi centrali della celebrazione e uno degli strumenti con cui aggiungiamo sacralità al momento della festa.
Shabbat, reso più sacro ogni venerdì dalla cura che mettiamo nella preparazione della cena; Shavuot, con i tipici piatti a base di latte; Channukkah, caratterizzato dai fritti in ricordo del miracolo dell’olio… è facile vedere come il cibo costituisca un elemento fondante della cultura ebraica in ogni occasione.

Le feste ebraiche principali si dividono diciamo in tre gruppi:

Yamim Noraim (giorni solenni), che comprendono i giorni di Rosh Hashanah e Kippur e i 10 giorni di penitenza intercorrenti;
Shalosh Regalim (tre pellegrinaggi), cioè le feste di Pesach, Shavuot, Succot;
– Feste minori, stabilite dall’uomo (ma non per questo meno importanti) come Channukkah, Tu Bi’Shvat, Purim, Lag Ba Omer.

Ci sono poi altre feste ebraiche minori, digiuni e feste laiche che si celebrano soprattutto in Israele ma anche nella diaspora (Yom Ha Shoah, Yom Azikaron…), di cui non ci occupiamo su Labna perchè non hanno una specifica relazione con la cucina. Per una guida completa vi rimando a Hebcal, che è anche la mia risorsa di riferimento per ricordarmi in quali date esattamente si celebrano di anno in anno le varie feste. Sul sito di Hebcal trovate anche un comodo calendario che potete aggiungere al vostro iCal o Outlook per non dimenticarvi nessuna occasione per festeggiare.

Ma scendiamo un po’ nei dettagli e vediamo insieme cosa si festeggia in ciascuna occasione; potete leggere la storia di ciascuna delle feste ebraiche principali qui sotto, e se cliccate sui nomi delle feste qui sotto potete scoprire anche tutte le ricette tipiche che prepariamo per celebrarle.

Rosh Hashanah

Rosh Hashanah è il capodanno ebraico ed è, con Yom Kippur, la ricorrenza più solenne per il nostro popolo. È una ricorrenza che riguarda il singolo individuo e il suo rapporto con Dio: ciascuno di noi infatti, in questo giorno, medita sulla proprie azioni e chiede a Dio perdono dei propri peccati, promettendo di diventare migliore nell’anno nuovo.
Con Rosh Hashanah incomincia infatti il periodo dei dieci giorni penitenziali, che si concludono con Kippur: abbiamo tempo 10 giorni per pentirci delle nostre colpe e presentarci purificati davanti a Dio per ricevere il suo giudizio.
Durante il pasto di Rosh Hashanah si consumano diversi cibi simbolici: si usa mangiare una fetta di mela intinta nel miele, perché l’anno possa essere dolce; i chicchi di una melagrana, con l’augurio che il popolo di Israele sia numeroso come i semi di questo frutto e alcuni altri particolari prodotti.

Yom Kippur

Yom Kippur, o giorno dell’espiazione, è il più sacro dei dieci giorni di contrizione che iniziano con Rosh Hashanah. In questo giorno chiediamo al Signore di perdonarci per tutti i nostri peccati, di giudicarci con clemenza e di iscriverci nel Libro della Vita, della Pace e della Benedizione: questo è infatti il Signore in questo giorno “suggella” la Sua decisione sulla condotta di ognuno di noi.
A Kippur ogni lavoro è assolutamente proibito, e ci si deve astenere da ogni cibo e bevanda per 25 ore. In occasione di Kippur dobbiamo chiedere perdono per i nostri errori, non solo a Dio, ma anche a tutte le persone a cui abbiamo recato offesa.

Pesach

Pesach è la grande festa della libertà: commemora infatti l’emancipazione degli ebrei dalla lunga schiavitù in Egitto e l’esodo da quella terra.
Durante Pesach è prescritta l’astensione da ogni cibo lievitato e composto di grano, orzo, segale, avena, spelta; non possiamo neppure tenere in casa tali cibi, per cui in tutte le nostre case devono essere state fatte approfondite pulizie.
Nella cerimonia di Pesach, chiamata Seder, utilizziamo alcuni cibi con un forte valore simbolico: le matzot, cioè i pani non lievitati, in ricordo della fuga frettolosa degli ebrei dall’Egitto; una zampa d’agnello arrostita, che ricorda il sacrificio pasquale; un uovo sodo, simbolo dell’eternità della vita; le erbe amare, che ci ricordano l’amarezza della schiavitù in Egitto; il charoset, una specie di marmellata di frutta, che ci ricorda la malta con cui i nostri antenati preparavano i mattoni per le costruzioni del faraone.

Shavuot

Shavuot è la festa delle settimane: essa commemora la rivelazione del Signore sul Monte Sinai e il dono della Torah, la legge.
A Shavuot si mangiano molti latticini: si dice infatti che lo studio della Torah abbia il sapore del latte e del miele, e che il popolo di Israele appena nato avesse bisogno della Torah come il bebè ha bisogno del latte per nutrirsi.

Succot

Succot (o Sukkot) è la festa delle capanne: in questa occasione ricordiamo infatti le capanne in cui abitarono i nostri padri, per quaranta anni, nel deserto, dopo essere fuggiti dall’Egitto.
La capanna è il simbolo della precarietà della vita ma, soprattutto, della protezione del Signore sui figli di Israele: pur così fragile e col suo tetto di fronde, attraverso le quali si vedono le stelle, la capanna ha sempre protetto gli ebrei da ogni pericolo.
Sukkot è anche la festa della benedizione del lavoro e della fatica umana: si festeggia infatti la fine della stagione agricola, quando il contadino, dopo un anno di lavoro e di lotta contro gli elementi della natura, ha finalmente i granai, i magazzini, le cantine pieni del suo raccolto.
La prescrizione più importante, in questa festa, è quella di risiedere nella capanna: si usa consumare lì i pasti e, ove possibile, trascorrervi la notte.

Channukkah

Nel periodo in cui per i non ebrei si celebra il Natale, generalmente per noi cade la festa di Chanukkah, la festa dei lumi, che dura otto giorni.
A Channukkah ricordiamo un miracolo avvenuto in tempi molto antichi, nel 165 a.C., in Israele. Gerusalemme era a quel tempo sotto il governo di Antioco IV Epifane di Siria, sovrano molto crudele e tirannico; Giuda Maccabeo si fece capo di una ribellione contro Antioco e riconquistò il Tempio, precedentemente preso e profanato dal sovrano.
Entrati nel Tempio per riconsacrarlo, gli ebrei dovettero accendere il candelabro che bruciava permanentemente nel santuario, ma trovarono solo una piccola ampolla di olio puro, bastante per un giorno appena: tuttavia, avvenne allora un grande miracolo, e l’olio bruciò per otto giorni.
Per questo ancora oggi, a Channukkah, in ricordo del miracolo dell’olio, accendiamo i lumi nelle nostre case per otto sere.
A Chanukkah si usa scambiarsi doni, regalare monetine ai bambini, e mangiare tanti cibi fritti nell’olio.

Tu Bi Shvat

Tu Bishvat è il Capodanno degli alberi. Nell’antico stato ebraico questo giorno era festeggiato perché segnava il confine tra due anni agricoli: in questo periodo, infatti, gli alberi in Israele iniziano la fioritura.
Nel XVI secolo è nato l’uso di festeggiare Tu Bi Shvat piantando nuovi alberi e consumando la frutta delle sette specie per cui era rinomata Israele: grano, orzo, olive, datteri, uva, fichi e melagrana.

Purim

La vicenda di Purim, accaduta circa 2500 anni fa, ci viene raccontata nel libro di Ester.
Questo testo ci tramanda appunto la storia di Ester, una donna ebrea molto virtuosa che andò sposa ad Assuero, re di Persia, e quella di Mordechai, zio di Ester, un ebreo pio e virtuoso.
Alla corte di Assuero viveva Aman, il primo ministro del re, un uomo arrogante che pretendeva che tutto il popolo si inchinasse davanti a lui; quando l’ebreo Mordechai si rifiutò di inchinarsi al suo cospetto, Aman decise di vendicarsi su tutto il popolo ebraico, e chiese al re di decretare che tutti gli ebrei del suo grande regno fossero uccisi.
Anche in questa occasione, fortunatamente, il popolo ebraico riuscì a sopravvivere alla persecuzione, grazie all’intervento della regina Ester, che convinse il re Assuero a fermare il piano malvagio di Aman e a condannare il perfido ministro per la sua crudeltà.
A Purim ci rallegriamo dunque per lo scampato pericolo ed esprimiamo la nostra fiducia nel Signore.
In occasione di questa festa si usa donare agli amici un pacchetto di dolci, chiamato mishloach manot: si fa questo dono per assicurarsi che coloro che amiamo abbiano abbastanza cibo per festeggiare e per condividere la gioia con le persone che ci sono vicine.

Lag Ba Omer

Lag Ba Omer è una festività religiosa ebraica che cade tra Pesach e Shavuot ed è difficilissima da spiegare.
Tra Pesach e Shavuot passano 49 giorni e in questo periodo, nei tempi antichi, si svolgeva la cerimonia dell’offerta dell’Omer, una misura di orzo che gli ebrei portavano in sacrificio al Tempio di Gerusalemme.
La festa di Lag Ba Omer ha origine al tempo del saggio Rabbi Akiva, tra il I e il II secolo d.C.
I primi 33 giorni del conteggio dell’Omer sono considerati giorni di lutto, perchè durante questo periodo morirono, per cause non chiaramente identificate, 24000 studenti di Rabbi Akiva; alcuni sostengono che gli studenti siano morti a causa di un’epidemia di peste, mandata da Dio per punirli, mentre altri credono che la morte degli studenti sia da collegare a una delle più sanguinose rivolte ebraiche contro l’Impero Romano, quella di Bar Kochba, avvenuta tra il 132 e il 135 d.C.
Qualsiasi sia stata la causa di questa moria di persone, si sa che il 33esimo giorno tra Pesach e Shavuot la strage ebbe fine; per questo fu istituito un momento di festa, celebrato soprattutto tra i ragazzi religiosi delle scuole rabbiniche. In questa festa – specialmente in Israele, ma anche nel resto del mondo – si fanno grigliate e picnic, con spettacolari falò attorno ai quali si riuniscono grandi e bambini.